La motivazione è lo stato interiore che rende conto del perché un soggetto intraprenda una determinata azione. Lo stato motivazionale di un soggetto può essere studiato secondo livelli di complessità molto diversi fra loro; la condotta, infatti, può essere motivata da spinte di tipo elementare o basilare per la sopravvivenza, oppure da concetti o schemi mentali come un’ideologia, dei valori etico-religiosi, dei modelli sociali. I meccanismi che spingono il primo tipo di motivazione (motivazione primaria) sono fondamentalmente di tipo fisiologico, mentre i meccanismi implicati nel secondo tipo di motivazione (motivazione secondaria) si collocano a livello psicologico-cognitivo.

La teoria pulsionale di Freud fece del concetto di motivazione un elemento fondamentale dello sviluppo e del funzionamento psichico. Una pulsione è un costituente psichico geneticamente determinato il quale opera producendo uno stato di eccitazione psichica, di tensione, che spinge l’individuo all’attività. Freud postulò l’esistenza di un energia psichica la quale costituisce parte integrante delle funzioni o deriva in qualche maniera da esse. Il termine carica fisica indica la quantità di energia psichica diretta verso la rappresentazione mentale di una persona o di una cosa. Nella sua ultima formulazione Freud ha considerato l’esistenza di due pulsioni, la sessuale e l’aggressiva le quali si trovano, in certa misura combinate, in ogni manifestazione istintuale. Un aspetto della teoria dell’energia pulsionale che riguarda la differenziazione dell’Io e dell’Es il suo successivo sviluppo e il processo di neutralizzazione dell’energia funzionale. L’energia neutralizzata ha subito un apprezzabile modificazione del proprio carattere originario, sessuale o aggressivo. Come risultato della neutralizzazione, l’energia pulsionale diviene utilizzabile dal dio è a sua disposizione per portare avanti i suoi compiti in accordo con il processo secondario. L’energia cosi disponibile per l’Io è essenziale per il suo stesso funzionamento. Adesso ripetute esperienze di frustrazione il bambino diviene gradualmente consapevole che le fonti di gratificazione dei suoi bisogni e non sono sempre presenti ma vanno e vengono e quindi non fanno parte del sé, ma sono invece altro da sé. Integra senso di realtà renderlo capace di agire efficacemente sull’ambiente in grado di direzionare e controllare la scarica delle energie dell’Es. Nella teorizzazione freudiana l’angoscia si sviluppa automaticamente ogni qualvolta la psiche viene sopraffatta da un flusso di stimoli troppo grande per poter essere padroneggiato o scaricato. Questi stimoli possono essere di origine esterna o interna ma il più delle volte provengono dall’Es, cioè dalle pulsioni. L’angoscia che si produce automaticamente viene definita traumatica ed è caratterizzato dalla prima infanzia quando li ho ancora troppo debole e immaturo non può posporre la gratificazione mantenendo in sospeso i propri desideri pulsionali per cui la psiche del neonato è sopraffatta dal flusso di stimoli. Nel corso della crescita il bambino impara ad anticipare l’avvento di una situazione traumatica e a reagire ad essa con angoscia prima che lo diventi. Freud ha indicato questo tipo di angoscia col termine di angoscia segnale. L’opposizione all’affiorare degli impulsi pericolosi costituisce, quella che nella terminologia psicoanalitica viene definita, una difesa. Qualunque atteggiamento dell’io, qualunque percezione, uno spostamento dell’attenzione, e favorire di un altro impulso dell’est, un tentativo di neutralizzazione dell’energia funzionale, la formazione di identificazione, la produzione di fantasie: ognuna di queste cose può essere utilizzata a scopo difensivo.

Il modello di Maslow costituisce un tentativo di stabilire una gerarchia dei bisogni e delle motivazioni di carattere sia biologico che sociale. Il modello comprende 5 categorie di bisogni organizzati gerarchicamente: bisogni fisiologici, di sicurezza, di amore e di appartenenza, di stima e infine di autorealizzazione. A questi si può aggiungere un ulteriore livello rappresentato dal bisogno di trascendenza cioè di sentirsi parte di un insieme più vasto e di un ordine cosmico o divino. In questo modello piramidale i bisogni di livello più alto si reggono sulla soddisfazione dei livelli precedenti: se il bisogno si fissa ad un livello inferiore tutta la costruzione crolla fino al livello che non è stato soddisfatto. Se, per esempio, l’individuo sta soffrendo la fame questo bisogno soddisfatto di cibo sarà l’unico principale fattore motivazionale che guiderà le sue azioni e non ci sarà spazio per motivazioni di livello superiore. Maslow definisce la sua teoria globale e dinamica perché le fasi superiori comprendono sempre quelle inferiori e perché in essa si ipotizzano delle forze, associata alle diverse fasi, il cui equilibrio muta continuamente in modo dinamico.

Secondo il modello di Schein sono possibili tre diverse forme di approccio nell’esaminare la motivazione al lavoro, in linea con il sistema dei bisogni di Maslow: un approccio razionale-economico (si assume che la principale motivazione lavoro risiede negli incentivi economici date lavoratori); un approccio sociale (punta al bisogno dell’individuo di stare insieme con altre persone e di sentirsi accettato dal gruppo);  un approccio di autorealizzazione che incoraggia un arricchimento qualitativo del lavoro, consentendo una maggiore partecipazione dei lavoratori alla definizione degli obiettivi da raggiungere e alle strategie da adottare.

Per quanto riguarda i risultati applicativi, è noto che la motivazione ha un’importanza fondamentale all’interno del setting terapeutico. Il colloquio permette di evidenziare le motivazioni che portano un paziente a richiedere un trattamento e a  prevedere la possibilità o meno di continuità nella adesione al progetto terapeutico, alleanza terapeutica. La motivazione, viene definita estrinseca quando il paziente è stato spinto alla consultazione perché influenzato da altri, si definisce intrinseca invece se la decisione di intraprendere un percorso terapeutico è stata spontaneamente presa dal individuo. Solo se esiste questo secondo tipo di motivazione è possibile porre le basi per una proficua alleanza terapeutica.