Lo sviluppo morale letto alla luce della teoria cognitiva mette in risalto proprio l’interazione della struttura cognitiva del soggetto e l’ambiente e offre modello, suddiviso in diversi stadi successivi che si offre come pista di lettura della modalità del soggetto di relazionarsi con l’ambiente.

Secondo la prospettiva cognitivo evolutiva, con Piaget, vediamo la divisione dello sviluppo morale in stadi. Il primo stadio, da zero a tre anni, viene chiamato anomia morale: assenza di regole perché il bambino non è ancora consapevole. Il secondo stadio, dai 4 ai 8 anni, eteronomia morale: prime regole rispettate non per il loro significato ma perché dettate dall’adulto e per questo considerate inviolabili e fisse. Il terzo e ultimo stadio, chiamato autonomia morale, è una progressiva consapevolezza che le regole non sono immutabili ma sono dovute al consenso reciproco e per questo possono essere cambiate. Si obbedisce non per rispetto all’autorità ma per rispetto alle aspettative e al benessere altrui, morale della responsabilità soggettiva. Il concetto di giustizia per il bambino, inizialmente una giustizia retributiva cioè giustizia carattere individuale sotto forma di sanzione punizione rapportata all’errore, al danno compiuto, successivamente in fase di autonomia morale, la giustizia sarà distributiva cioè giustizia anche in senso sociale, non tanto per punire ma per ristabilire un ordine, una moralità fondata sulla reciprocità e sull’ intenzione e non sull’obbedienza.

Kohlberg è un cognitivista americano che condivide con Piaget la prospettiva stadiale e l’interesse per il processi cognitivi e per il pensiero morale, più che per il comportamento morale. Descrive l’evolversi del giudizio morale negli individui dai primissimi anni di vita fino all’età adulta, attraverso una serie di stadi molto articolati. Kohlberg ha individuato tre livelli di giudizio morale, ciascuno diviso in due stati. Il livello preconvenzionale, 9-10 anni, diviso in un primo stadio con un orientamento premio/punizione dove si deve evitare di infrangere regole che prevedono punizioni, rispettare autorità e regole per motivi egoistici; e in un secondo stadio dove è presente un orientamento individualistico e strumentale, il bambino capisce che bisogna difendere i propri interessi ma riconosce anche quelli degli altri. Il livello convenzionale, invece, è suddiviso in un primo orientamento del bravo ragazzo cioè l’adesione alle norme sociali, consapevolezza dell’esistenza di interessi condivisi, si tiene conto degli altri e del loro parere, si desidera mantenere relazioni sociali basate sulle altre rispetto; il secondo stadio con un orientamento al mantenimento dell’autorità e dell’ordine, cioè l’impegno morale non è più legato al gruppo ma il proprio ruolo all’interno della società, la norma ha un importante valore sociale, assicura l’ordine e va rispettata. Infine, il livello post-convenzionale suddiviso in orientamento del contratto sociale, consapevolezza della relatività delle norme che vanno comunque rispettate perché garantiscono il benessere della maggior parte delle persone, e l’orientamento dei principi etici universali, costituito da un impegno personale a favore di principi etici universali, come il rispetto per la vita, la dignità.

Per la prospettiva comportamentista, con Bandura, l’individuo impara le norme del comportamento morale attraverso l’esperienza. Secondo l’orientamento del social learning, i comportamenti morali inizialmente vengono acquisiti non tramite rinforzo, ma appresi spontaneamente attraverso l’osservazione e l’imitazione. Un comportamento infatti, per essere informato deve I prodotti spontaneamente. Bandura sottolinea la conoscenza limitata del comportamento morale derivante da uno studio di gli stati di ragionamento e assume una prospettiva di interazionismo cognitivo-sociale, dando peso, nello sviluppo morale, a un processo intellettivo globale dove entrano sia fattori individuali-personali sia fattori ambientali-sociali.

Per la prospettiva psicoanalitica la formazione della conoscenza morale, Super-Io, è frutto del complesso edipico e della dipendenza genitoriale. Il Super-Io non si forma e immagine dei genitori, ossia identificandosi con essi, ma immagine del loro Super-Io. È dall’azione critica e punitiva del Super-Io che derivano i sensi di colpa. Importante ai fini del comportamento morale è l’Io ideale, legato a identificazione con i genitori o altri adulti di riferimento, perché costituisce un modello al quale il bambino cerca di assomigliare.

Il metodo adottato da Piaget nelle  ricerca sullo sviluppo morale è quello clinico: porre ai bambini domande relative a questioni morali e cercare di ricostruire processi mentali che hanno portato alle risposte parlando non di requisiti ma di fasi di acquisizione delle norme. Kohlberg,  invece, poneva i bambini davanti al dilemmi morali chiedendo loro quale decisione dovrebbe prendere il protagonista della vicenda e il perché.

In ambito scolastico può essere applicato un intervento di alfabetizzazione morale, con lo scopo di esporre i bambini a stati di ragionamento morale di ordine superiore e promuovere la capacità di assumere il punto di vista dell’altro. Innalzare il livello di ragionamento morale a ricaduta positiva sulla empatia, che a sua volta favorisce un clima di classe positivo; inoltre, puoi rappresentare uno strumento per prevenire comportamenti aggressivi.