La vita adulta può essere suddivisa in due ampi periodi di circa 25 anni l’uno: dai 20 ai 40 anni, il giovane adulto; dai 40 e 60 anni, l’età di mezzo. Il periodo della vita che va dai 20 ai 40 anni, è caratterizzato da forti
contraddizioni: l’individuo da una parte lotta per stabilire il proprio ruolo nella società, dall’altra combatte ancora con i residui dei conflitti dell’infanzia e dell’adolescenza. è la fase in cui l’individuo compie le prime scelte importanti che determineranno il suo stile di vita: la scelta di un partner, la creazione di un rapporto a due a che fare con aspetti riguardanti l’intimità, la fedeltà, ritenuta da Erikson la spinta alla maturazione da parte
dell’individuo a stabilire la propria identità, l’impegno reciproco; l’inizio di un lavoro che definisce il ruolo sociale e rende specifica una identificazione del Sé, la nascita del primo figlio. Il periodo che va dai 40 ai 60 anni è caratterizzato da un’evoluzione del corpo da un punto di vista fisiologico e biologico, tale da poter avere conseguenze da un punto di vista clinico.

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Secondo alcuni autori avviene una vera e propria crisi dell’età di mezzo, che inizierebbe un po’ prima dei 40 anni e continuerebbe per alcuni anni dopo; l’idea di un particolare passaggio che avverrebbe proprio intorno a
questa età è stata introdotta da Jung, “mezzogiorno della vita” così egli definisce questa fascia d’età, il quale pone il concetto di individuazione, inteso come un processo evolutivo tramite il quale una persona diviene
ancora di più se stessa, acquisendo una propria identità più consapevole e determinata utilizzando le risorse interne che gli restano, proprio in questo periodo. L’individuazione, non senza una transizione sofferta e con sconfitte ricorrenti, porta l’individuo a raggiungere un’unica, vera, struttura
di personalità, prima in parte oscurata o distorta dalle domande e dalle circostanze esterne. La psicodinamica identifica 3 particolari polarità nel periodo della mezza età: giovane/vecchio, maschile/femminile,
attaccamento/separazione. Il confronto tra il giovane vecchio si ha all’interno di se stessi, si ricerca un nuovo equilibrio fra giudizio e
ampiezza di visione, che hanno valore solo se continuano ad essere vitalizzate dall’energia giovanile, ossia immaginazione, fantasia e gusto del diverso, giovane e vecchio sono per Jung archetipi. La seconda polarità, quella maschile/femminile, si riferisce all’ambizione, la forza, la competizione, l’aggressività (maschile: Animus di Jung), contrapposta a
mancanza di competitività, sottomissione, debollezza delle idee (femminile: Anima di Jung). L’uomo in questa fase, deve essere in grado di integrare i lati femminili de Sé, accettando la propria fragilità e limitatezza; se questo non avviene e il cambiamento non viene accettato, subisce un disadattamento e si predispone alla formazione di sintomi nevrotici e psicosomatici. Nella donna invece si assiste a una condizione depressiva
qualora questa non sia in grado d sviluppare la crescita di nuove potenzialità, quali la spinta alla realizzazione sociale autonoma, l’
industriosità, tipicamente maschile. Per quanto riguarda la terza polarità, quella attaccamento/separazione, nella prima fase della vita adulta la domanda di realtà fa perdere l’equilibrio, tra attaccamento e separazione, verso un coinvolgimento per il mondo esterno. È questo il momento della
formazione della famiglia e dell’inizio di un’occupazione stabile; verso la conclusione della prima parte dell’età adulta dell’individuo ha raggiunto solitamente una certa stabilità e ha più tempo per rivolgersi delle domande
di fondo. Nella misura in cui l’individuo integra attaccamento e separazione assume sempre più una concezione personale della realtà nella contrapposizione tra il bene e il male e della loro possibile coesistenza in sé e negli altri; quanto più sarà in equidistanza critica tra il se è la realtà, tanto meglio potrà corrispondere alle esigenze dei figli, perché lo sviluppo della saggezza è conseguente all’attenuazione dell’eccessiva valorizzazione di specifiche capacità e conoscenze tipiche di età precedenti.