Adolescenza deriva da adolescere, cioè crescere, ed indica una fase di passaggio da una condizione infantile ad una condizione di vita adulta. L’adolescenza si può dividere in tre fasi:

  1. Prima adolescenza o pubertà (10-14 anni) è la fase di notevoli modificazioni corporee che portano alla capacità di generare;
  2. Media adolescenza (14-17 anni): è una fase di turbamento psicologico che si accompagna a trasformazioni corporee e sbalzi di umore;
  3. Piena adolescenza (17- fino, a volte, ai 25 anni): in questa fase il giovane si ritrova e trova definitivamente la propria identità.

Secondo la teoria di Piaget l’adolescente si trova nel quarto ed ultimo stadio denominato stadio operatorio formale. In questo stadio il giovane passa da un pensiero di tipo logico-concreto ad un pensiero di tipo logico-deduttivo. Il pensiero del ragazzo, quindi, sa trovare una soluzione sistematica ai problemi, individua delle soluzioni per risolvere il suo problema e le esamina una alla volta er trovare la migliore; avviene un passaggio dal reale al possibile-fantastico; compare la logica deduttiva, si fonda sulla reazione se- allora, sa ragionare induttivamente ovvero dall’osservazione e dall’esperienza, ricava dei principi generali. Da questo processo di sviluppo possono nascere alcune problematiche in quanto il giovane ora possiede un pensiero adulto, ma gli manca l’esperienza e molte volte si trova in un atteggiamento totalmente logico ma non valido. Quindi, molte volte il ragazzo si trova in una condizione di inferiorità nel confronto con gli adulti e trova, invece, soddisfazione nel confrontarsi con i coetanei.

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Secondo la teoria di Erikson, ci troviamo nella fase di identità, confusione-dispersione dei ruoli. La vecchia definizione di se viene messa in discussione perché: ci sono dei cambiamenti nella pubertà; cambia il baricentro della proprio vita che non è più la famiglia ma i coetanei. In questa fase, l’adolescente cerca di rispondere ad una serie di domande che lo porteranno all’acquisizione di una nuova identità. Il ragazzo deve sviluppare: un’identità professionale (cosa vorrà fare da adulto); un’identità ideologica (in cosa credere); un’identità sessuale ( qual è il ruolo sessuale desiderato, da assumere).
Nell’adolescente troviamo una grande voglia di uscire nell’ambiente sociale e questo è determinato da: interesse per i pari, il loro modo di pensare, di essere, le loro attività; consapevolezza delle forti differenze generazionali tra le propria e la generazione dei genitori; necessità di differenziarsi dalle figure parentali per cercare una sempre maggiore autonomia e indipendenza. L’adolescente nel distacco dalla famiglia, trova soddisfatti i proprio bisogni nel gruppo e/o nel rapporto di coppia in cui trovano comprensione, solidarietà, affinità. Questo tipo di amicizie risponde al bisogno di non essere da soli nel processo di indipendenza, sentirsi capito da persone con gli stessi problemi, la ricerca della sincerità, discussione paritaria, ricerca di un modello a cui ispirarsi. L’adolescente gode oggi in famiglia di una libertà molto più grande degli adolescenti di una vola, questa autonomia non trova tuttavia riscontro nell’ambito sociale in quanto egli si trova spesso escluso dal mercato del lavoro e la scuola non rappresenta più un elemento di nobilita sociale. I valori che predominano la società sono l’indifferenza, l’aggressività e l’individualismo più sfrenato. Per molto giovani il futuro appare privo di garanzie e in loro cresce il senso di impotenza e rabbia, di agitazione e frustrazione. Il disagio giovanile e adolescenziale può emergere per vari motivi, molti legati alle caratteristiche della propria famiglia. Alcuni genitori pensano che offrendo un tetto e soddisfacendo i bisogni economici di possano risolvere le problematiche adolescenziali. Altri sono troppo autoritari e non si rendono conto che l’autoritarismo elimina i dissensi solo superficialmente e porta nell’adolescente la convinzione di non essere amato e non contribuisce a fargli acquisire autonomia e fiducia. Altri, assorbiti dai propri problemi, si disinteressano della vita dei figli, li lasciano completamente liberi nelle loro scelte sottovalutando i rischi che l’età adolescenziale comporta e non assumendosene le responsabilità nel guidarli nel percorso della vita. I genitori che intendono proteggere eccessivamente i loro figli creano con lui uno stretto rapporto di dipendenza. Il genitore autorevole, infine, è il miglior modello di educazione per evitare la devianza: da regole, esprime rischi, lascia scegliere e aiuto a capire diminuendo l’ansia e in alcuni casi può, invece, imporsi. Il disagio può manifestarsi anche all’interno di un percorso scolastico difficoltoso; il giudizio degli insegnanti e il confronto con i compagni può portare ad una costruzione di un concetto di sé negativo, con conseguenze nella formazione dell’identità.
Gli studi sull’età adolescenziale possono essere applicati specialmente in ambito scolastico, come prevenzione o recupero di comportamenti devianti, ma anche con gruppi di supporto alla genitorialità in questa fase molto delicata dello sviluppo di un individuo.